Heimat di Nora Krung – Un viaggio a ritroso

by Erjola Jaho

Articolo a cura di Chiara Artioli

È un viaggio a ritroso quello che compie Nora Krung nel suo Heimat.

Un viaggio introspettivo per capire le sue origini ma più nel profondo per se stessa, per sollevarsi da quella sensazione di disagio cupa e profonda che da sempre avverte.

Le colpe dei padri ricadono sui figli?E in che misura vengono misurate le colpe qualora ce ne fossero?

Nora Krung mette in luce lo smarrimento, la vergogna, il sentirsi estranei, fuori luogo, quasi il rifiuto verso quella terra ostile alla Germania che da cui è emigrata.

Quello che fa nel libro e cercare di ricostruire, tra cimeli di famiglia, vecchie lettere, archivi, mercatini delle pulci, tra i racconti dei suoi familiari, l’implicazione della sua famiglia, dei suoi nonni nella grande guerra. Non deve essere facile sentirsi cuciti addosso “quella cosa tedesca”. Non deve essere facile cercare con imbarazzo, di respingere ogni singolo accento tedesco.
Ad accendere la miccia e forse proprio questa frase, il concetto del tipicamente tedesco, utilizzato nella maggior parte dei casi in modi dispregiativo, e il dialogo con un’anziana ebrea scampata all’Olocausto.
Una graphic Novel, o se vogliamo essere più precisi, una graphic memorie, che racchiude l’album di una famiglia tedesca.
nei riguardi i due alberi genealogici da cui discende Nora.
In tutto il libro pervade un forte dualismo.  Siamo testimoni di una lotta interiore.  Da una parte il suo attaccamento quasi impulsivo alla terra d’origine, che si manifesta con la ricerca continua di piccoli cimeli, simbolo della Germania: come l’orologi a cucù e i bicchieri per bere il Riesling.  Da l’altra parte abbiamo il suo rifiuto, il suo volersene distaccare, liberarsi. Scavare nel passato è come giocare con la roulette russa, non sa cosa potrà riportare in luce.  Lei è perfettamente conscia del fatto che seppur la verità debba avere le ali per essere vista da tutti, questa storia potrebbe incatenarla per sempre. Il libro diventa esso stesso un reperto storico, all’interno troviamo i quaderni di scuola di suo zio Franz Karl morto in guerra nel 1944 e quasi per caso visiterà l sua tomba in Italia.
Credo che questa sia la parte che mi ha più turbata, il leggere cosa scriveva un bambino educato nella “gioventù tedesca”, i concetti che venivano insegnati, il “fungo velenoso” termine usato per  gli ebrei.
La vita di suo zio, ha pesato in modo spaventoso su quella di suo padre chiamato anch’esso Franz Karl e venuto al mondo 3 anno dopo la morte del fratello, visto come bambino buono, come modello da seguire a discapito del padre di Nora, ribelle e indipendente e dall’infanzia difficile.
I due fratelli pur non essendosi mai conosciuti sono legati oltre che dal rapporto di sangue, dallo stesso nome che sarà il fardello che suo padre dovrà sopportare e che lo allontanerà dalla sua famiglia e da sua sorella, perché Franz piccolo non soddisferà mai le aspettative dei genitori.
Si passa da una famiglia all’altra e gli alberi genealogici si rivelano risorse da consultare frequentemente, mentre cresce nel lettore parte di quella stessa ansia e angoscia che palpita in Nora.
È una lettura avida, con ritmo incalzante, con rivelazione che ci investono come valanghe di Fausto mamma Cuco si vorrebbe saltare avanti per capire e per porre fine alle sofferenze di Nora che inevitabilmente sono le nostre.

Questo libro non parla della Shoah parla però di come le scelte bellica di una nazione di un popolo di una famiglia di una persona possono essere elementi decisivi nella vita delle generazioni future.

Nel testo ci sono molte parole che non sono state tradotte, come MITLÄUFER. Sono termini che non trovano un corrispettivo italiano e in questo caso questa parola significa persona senza coraggio e rettitudine morale . E’ così che verrà definito il nonno materno di Nora il “che cosa ci vuole per ricostruire una famiglia lacerata?” Se lo chiede Nora e io con lei che ha riesumato i cocci dell’esistenza dei suoi parenti e non sa come ricomporli.
Ora i suoi occhi sono i nostri, vediamo quello che vede lei e anche quello che si immagina.
Proseguendo nella lettura Heimat appare chiara e presente, la casa dove stare bene, dove sono gli affetti, ci si presenta davanti, la vediamo ed comprendiamo.

La grafica di questo libro è sicuramente uno degli elementi principali che attira il lettore. Con Heimat si ha tra le mani un libro che unisce molti stili, stili diversi e contrapposti che qui sono vicini in una sorta di diario che comprende il fumetto, lo stile libro, dell’enciclopedia, e dell’album fotografico. Una storia emozionante, dolorosa che conduce alla Heimat.

 

Sono chiara, sono mamma di 3 bimbi, e a loro devo la passione per gli albi illustrati.
È stato proprio con nascita della mia prima bimba che ho scoperto il mondo della letteratura d’infanzia e ho iniziato a cercare di orientarmi un questo mondo. Per questo motivo ho aperto una pagina Instagram che si chiama Tuttechiacchieredabrucaliffo in cui condivo albi illustrati e narrativa young adults.
La mia seconda grande passione è la montagna.
Diciamo che i libri e le montagne e la mia famiglia sono i miei pensieri felici.

You may also like

Leave a Comment